domenica 23 dicembre 2018

da bangkok a ko si chang.

/ DA UN RACCONTO RITROVATO, SCRITTO NEL MARZO 2016./


Un viaggiatore siede su una spiaggia e pensa che certe magie non le vivrà più, che non si può essere giovani per sempre, che prima o poi il treno tira il freno e fa scendere tutti. Si torna a casa. Ma gli occhi del viaggiatore spostano i mappamondi, mettono un Isola sopra una strada trafficata e creano alberi al posto di palazzi, non riescono a chiudere la porta finché intravedono un piccolo bagliore di luce entrare da fuori.Come quando si mettevano i fiori sui cannoni, si dimostrava che se il mondo andava avanti così non poteva essere per sempre. La fine é il mio inizio diceva un certo scrittore dai capelli bianchi e il sorriso più libero che abbia mai conosciuto. La fine di questo viaggio segna l inizio di uno nuovo, ancora più importante; quello che riparte da un treno speciale: la consapevolezza. Consapevole di ciò che si vuole veramente, ovunque ci si trovi, se si diventa consapevoli si può volare leggeri sopra i pensieri, sopra le resistenze al cambiamento, sopra le nostre vite abitudinarie. Questo viaggio è iniziato a Bangkok, girando tra templi, lezioni di yoga e mercati sempre più divertenti ai miei occhi. Dal traffico senza fine mi sono rifugiato nel silenzio assordante della foresta di erawan. Due giorni in tenda, affacciato sul fiume, coperto di verde. Un immersione nelle rocce bagnate dalle cascate, nei sentieri che circondavano un parco naturale intatto e vivo. Dopo questa rigenerante pausa sono andato a conoscere la piccola kanchanaburi, una città con risorse turistiche ma con la tranquillità, la vita semplice e autentica dei villaggi. Si gira comodamente in bici, ospitale, con la campagna intorno al fiume, campi di riso e sorrisi ad ogni vicolo, ad ogni incrocio, ad ogni incontro. Si respira ancora il dolore della guerra, si sentono ancora le grida dei prigionieri trasportati da un treno della morte che ora passa sereno e lento sul famoso ponte che pesta i piedi al grazioso fiume Kuwait. Viaggiare sul treno è un esperienza da vivere. Appena si parte emoziona sentire i canti e vedere le bandiera in festa, come a dire che quel treno della morte oggi é il treno della vita, della libertà. Si respira aria di festa, famiglie con bambini ti salutano felici come se fossi tu l eroe venuto a liberarli. Le fermate sono tutte da fare, villaggi semplici, gente cordiale, anche i poliziotti scattano foto con te, ogni località aspetta questo treno come il senso di una vita. Questa città mi ha conquistato con la sua tranquillità, ci resto volentieri girando in bici di giorno e godendomi la sera il mercato notturno. Visito un bellissimo centro di meditazione ad un paio di ore di bus. Ma l accoglienza è molto più calorosa da parte dei partecipanti al corso più che dagli insegnanti. Non ci sono interpreti quindi non sono il benvenuto per restare. Decido di andare a sanghlapuri. Piccolo villaggio sospeso tra villaggi mon e lago, a due passi dalla Birmania, rilassato, dove influenze mon birmane e altre tribù di montagna convivono serenamente tra templi mercato e centri di volontariato per cani, bambini, donne single. É un villaggio che mi innamora. L incontro con le famiglie mon, fare colazione con loro, ascoltare le loro storie di rifugiati dalla dittatura in Birmania, i bambini che giocano in strada, le donne che ti colorano il viso, l accoglienza festosa, seguirli e insieme a loro portare cibo ai monaci, dopo aver visto l Alba dal ponte che conduce a questo magico e fermo mondo, che trascorre lento e felice il loro tempo vissuto senza nessuna ansia. Ti offrono frutta al mercato, ti invitano a sederti con loro, ti fanno montare su qualunque mezzo se ti vedono a piedi e solo, e non chiedono mai nulla. Accarezzano e nutrono cani che vivono in strada o in centri dove Angeli del volontariato ogni giorno li curano con un amore che ancora mi stringe il cuore. È un mondo a parte, molto spirituale e allo stesso tempo un esempio di convivenza pacifica e gentile. Me ne vado molto affascinato e toccato nella mia sensibilità, con tanta voglia di tornare ad aiutare queste anime così generose e affettuose. Scelgo di finire i miei giri in una Isola a due ore da Bangkok: ko si chiang. Isoletta tranquilla, meta dei vacanzieri thai nel fine settimana. Selvaggia, affascinante natura che circonda il mare, calma, molto ospitale e semplice. Arrivo qui e dopo una giornata di bagni sento il bisogna di placare la mente dagli spostamenti di corpo e pensieri, mi fermo una settimana in un tempio buddista dove si insegna la meditazione vipasssana e si vive la vita amonastica. L impatto non è dei migliori: sveglia 3,30, canti, meditazione, lavori, pranzo alle 11 e poi niente più. Ore 21 si spegne la luce. Stop. Sentivo di non farcela, ero stanco. Poi conosco il monaco che qui chiamano 'maestro'. Mi fa vedere libri, video, mi sorride e mi fa capire che non c e nient altro da sapere. È tutto qui. Semplice: medita quando lavori, quando fai i piatti, quando annaffi le piante, quando fai vetri, bagni, il tempio, quando spazzi le foglie e quando respiri. Non smettere mai. Cammina e medita. Guarda i tuoi piedi, senti il tuo corpo. Era chiarissimo, ma per niente facili tramutarlo in pratica. Infatti, lavorando, mi sono ferito per distrazione e la monaca mi ha osservato dicendo: tu neanche quando bevi il succo di mela sei sul succo, sei sempre altrove. Un bel montante sul mento del mio Io sempre carico di aspettative. Illuminante. Ho posato le abitudini, le ho sostituite con la libertà. La mente, una volta sgombra, ti fa sentire il respiro spostare i capelli, i piedi muovere i sassi, il vento bussare alla porta. Ho meditato nella grotta, in una stanza con un corpo di una persona morta al mio fianco, nel tempio, camminando su sentieri di sassi, ho percepito il mio equilibrio in un soffio di marciapiede, ho gioito dei canti che prima ritenevo insopportabili. Ho gioito del silenzio e soprattutto ho capito che se non abbandoniamo i nostri attaccamenti non riusciremo mai a guardarci da lontano. Il vuoto che qui si ostinano a insegnare é un traguardo affascinante. La monaca, lavorando con me, mi mostra l impermanenza delle cose facendomi vedere il vetro che dopo le mie pulizie tornava pulito, ma sarebbe tornato sporco, e così via. Poi, con un sorriso divertito dissacrante e scanzonato mi ricorda: Valerio, noi tutti muoriamo. Dobbiamo morire. Il nostro corpo cambia in continuazione. Fino a sgretolarsi. Dobbiamo accettarlo." Lei si gira, felice come se mi avesse detto: la morte è bella!! Io resto un po di minuti a fissare il vetro, in effetti la polvere stava già tornando. All' Alba, mentre tutti dormono, io, unico straniero tra i monaci, io vestito di bianco, un faro che dava luce alle loro vesti arancioni ma in realtà erano loro ad illuminarmi. Resterà indimenticabile Camminare con loro, stare in mezzo ai loro passi scalzi e leggeri, un inebriante sensazione di calore e intimità avvolgeva il mio corpo, andare per l Isola a ricevere offerte dalle più umile realtà, signore anziane con vestaglia, sorriso gentile e occhi amorevoli, zuppa in una mano e riso in un altra, è poi bustine sacchetti con dolci frutta succhi, un infinita generosità da chi ha pochissimo. Un abbraccio tra i monaci e la gente, in una strada buia e silenziosa in attesa dell'alba. Un mondo conosciuto andando piano, a piedi nudi, tra le case e le botteghe, le sedie messe apposta per attendere i monaci, un attesa vissuta tra una risata e l' altra con la vicina, unite in un rito che avviene tutte le mattine della vita, alle 5,30. Ho avuto il privilegio di essere solo con il maestro, solo io e lui a ricevere offerte. È stato come camminare dietro una luce che illumina la strada più di mille lampioni. Un fare rilassato e pacioso, sereno nella postura e nei passi, colmo di beata grazia. Mentre rientriamo veniamo accolti dalla magica luce dell'alba, un angolo di luce mistica che mi fa incantare lo sguardo sul maestro che apre la porta del tempio. Un primo approccio non dei più felici mi ha fatto poi entrare nella vita del monastero piano piamo, sentendomi poi parte di un mondo genuino calmo attento e profondamente sereno, spirituale nel senso più felice del termine. Il pallone regalato dalla signora in cucina, il libro di meditazione che il monaco ha voluto portassi con me in Italia, i pranzi vissuti a terra tutti insieme, in circolo, il rispetto di ogni gesto, il ringraziare e l augurarmi buona vita, mi sono sentito in famiglia senza parlare la loro lingua, accolto con una gentilezza che porto nel cuore. A volte, fermarsi é una scelta saggia. Ci fa calmare i pensieri frettolosi e il corpo smanioso di fare. Tornare al proprio se, inchinarsi per guardarsi meglio dentro, fa ritrovare dell'armonia che spesso ci dimentichiamo di possedere. Ultimo bagno prima di tornare alla realtà occidentale, moderna, che corre stando al telefono per paura di non stare al passo, senza però mai chiedersi dove ci sta portando quel passo e se é una strada e una vita che abbiamo davvero scelto. Il viaggiatore si addormenta su una isolata spiaggia sognando di poter continuare a condividere emozioni e gioie anche a casa.
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lunedì 26 giugno 2017


esiste un cortile nella cornice antica di roma sud, intrappolato tra i palazzi costruiti negli ani 70. la verde valle della caffarella e il traffico di via appia nuova fanno da sfondo a questo segreto mondo, conosciuto da pochi, invidiato da molti.
Sono cresciuto ascoltando storie di stradine nascoste dove si intrecciavano storie, amori, pistole, politica e droga. La Roma che ho vissuto da piccolo è una città lontana dai nostri giorni, frenetici e indifferenti, vissuti negli uffici e poco nelle strade. appena uscivo di casa sentivo sempre questo ritornello...: " a regà se vedemo in palma alle 4..- tutti in palma alle 7. aò io v'aspetto al muretto.- noi stamo agli spacchi!!- se vedemo al cancelletto!".
in quel piccolo quadrato di cemento c'erano mille angoli che diventavano appuntamenti, luoghi di ritrovo, punti certi, fissi. Riferimenti ai quali ricorrere come rifugi da proteggere, la chiamavamo 'casa nostra'.
al centro di questo giardino di cemento, sorgeva in una Roma periferica solitaria romantica e piena di verde, la Palma; maestosa, elegante, fiera, regina dei nostri sogni fanciulli, madre protettiva, testimone di ogni nostra scorribanda. il nome Palma mi è entrato nelle orecchie, negli occhi, nel cuore. appena fatti i primi due tre amici ero fiero di dire a mia madre: "a ma' io sto in pama!"  Parliamo dei primi anni 80, non cosi lontano da oggi, ma basta vedere una fotografia per capire il netto distacco tra i due periodi. Ho vissuto la Roma coi bambini nel cortile, a centinaia, protetti dai fratelli piu grandi, amici tra loro dai primi giorni fino a diventare grandi insieme e restare  uniti ancora oggi. La Roma con la musica a palla, che usciva dalle finestre delle case, dai finestrini delle macchine, dalle radio. Non c'erano telefonini ma citofoni, non c'era lo squillo ma lo strillo delle mamme alle finestre...: " a valè è pronto! non te lo dico più, o vieni o faccio usci tu padre!" e in quel momento capivi che la partita si poteva continuare il giorno dopo.
Appena uscivo da casa davanti a me trovava l'unica porta che divideva noi dagli altri, al civico 34 brillava di luce nera il famoso'cancelletto'. C'erano alcuni di noi che avevano addirittura le chiavi, si voleva proteggere il nostro modo di essere, o semplicemente la nostra infanzia.Un modo di essere unico, spocchioso, irriverente, orgoglioso e spavaldo che voleva distinguersi dal resto del quartiere.. che ci chiamavano, per noi un orgoglio.. ' quelli della palmetta.' Questo causava invidie e antipatie. Ma la verità è che quell'angolo di mondo , dove si  poteva giocare per ore a calcio, calcetto, tennis, racchettoni, lotta, pallacanestro, tedesca, corsa,pallavolo, biglie,figurine e nascondino.. non ce l'aveva nessuno. Nessuno aveva la stradina, la palma, il muretto, gli spacchi e le meravigliose aiuole che coloravano di verde un piccolo angolo di cemento coperto da improvvisi palazzoni , creature del progresso, quel tentativo di far dimenticare a roma le sue origini e le sue tradizioni vissute in una meravigliosa campagna di periferia.
In palmetta si facevano tornei di calcio, sfidando la comitive delle vie confinanti. La palmetta aveva il campo proprio sotto casa mia, maglia rigorosamente verde. una squadra nata dalle gesta di pierino, i colpi di testa di Sandrone e le parate di Lele. La palma attendeva gli ospiti nella parte nord del cortile, con una porta perfettamente costruita dal cancello del garage. quel cancello era la tanto sognata porta dove insaccare il nostro tango e dignitosamente difesa dal portiere massimo cerasani e dal centrale cristian medici.
Le macchine non erano cosi tante come oggi, ma quelle che passavano avevano un altro passo, non c'era quella fretta disperata e ansiosa di oggi       . Si fermavano, aspettavano il cross e poi passavano. c'era una solidarietà che oggi sogniamo. Erano padri degli amici, amici dei nostri padri, o semplicemente chi, davanti ad un bambino che giocava non riusciva a trattenere quel sorriso che ti regala lo sguardo fanciullo sporco di felicità, la magia del gioco, l'incanto per le piccole cose che ti insegna un ragazzino col viso malandrino.
una solidarietà che potevi ascoltare nei dialoghi in finestra, da un lato all'altro della via le mamme si scambiavano racconti, sfoghi, risate e ricette.. ( non su youtube!) parlavano dei figli, della giornata, del pranzo da preparare o il vestito da cucire.. " vabbe Rosì famme annà che sennò oggi non finisco più, saluta tu marito!".
e ti sentivi protetto dalla mamma del tuo amico.. " a valè , tua madre è uscita, vedi de non allontanatte!". Roma era così, si viveva insieme, si respirava aria di famiglia. Era come se nessuno potesse mai infrangere quel muro di cristallo. La sensazione era quella. Ma tutti i momenti felici si chiamano storici perchè passano e lasciano tracce o sui libri o nei cuori di chi li ricorda.
Le squadre partecipanti al torneo erano: via lemmi, via vigna Fabbri, oratorio, giardinetti, palma, Palmetta. I ricordi più belli sono delle trasferte in casa giardinetti, dove dovevi affrontare oltre agli avversari; sassi, dossi e panchine, e se il pallone andava fuori rischiavi di doverlo recuperare al commissariato a due passi dal campo. Un improvviso palo di ferro abbandonato per distrazione diventava perfetto per la porta.L oratorio, aveva il suo fascino. Aveva due campi, uno dentro l oratorio, l altro, in caso di chiusura, era il parco della Caffarella. La trasferta in casa della palma era il vero e proprio derby, con tanto di spalti gremiti e fumogeni. Un evento per il quartiere, c era la sfida tra le prime squadre, formate dai nostri fratelli più grandi, e poi noi che sfidavamo i fratelli più piccoli della palma. Avevamo un linguaggio completamente nostro. E ancora oggi, quando ci troviamo in altre zone della città, possiamo capirci solo tra noi, in un gergo tutto nostro, che va avanti da generazioni. Per dire che quel tipo aveva una faccia strana usavamo ' fezza', capelli non decisamente approvati dal gruppo diventavano ' giao', per dire 'non vengo' dicevamo 'vingo', per dire no il nostro traduttore curiosamente inventò "de muv". Un lingua tutta nostra, che ci permetteva di sfottere chiunque in trasferta senza che ci potesse capire. I premi per le partite erano: un calippo, famoso ghiacciolo che deliziava il nostro cuore, la coca Cola, il cornetto algida. Per noi erano queste le coppe, le nostre Champions League.

L'immagine può contenere: uccello e spazio all'aperto

 
6 mesi.
6 mesi di.. : vie, vicoli, occhi, tempo, relax, viaggi, piazze, parchi, mani, abbracci, momenti, albe, tramonti. risvegli senza sveglia, passeggiate, corse, pedalate, cammini e camminate. tempo per me, infinito tempo solo per contemplare la bellezza intorno. incontri, emozioni, amore, scambi, silenzio, pace. tranquillità. calma, scelte, liberta. gratitudine, affetto, beatitudine. amicizia, novità, sorprese, foto, scritti, letture. piscina, mare, boschi, borghi, yoga, meditazione, spiagge, laghi,  vita.. sconvolgente vita. famiglia, conoscenze, curiosità, alberi, animali, bambini, gente, sguardi, cinema,
musei, palazzi, mostre, attività all aperto, spazi, gioco, divertimento. rallentare, fermarsi, osservare. gustare, ammirare. trascorrere tempo, da solo, insieme. viaggiare mano nella mano, scoprire e scoprirsi. vivere. e sorridere. apprezzare, inventare, sognare. leggerezza, ballo, canti, trasferte, treni, bus, piedi, bici, musica, infiniti giorni, infinite notti, senza  correre, senza guardare l ora. vedersi un film, gustare una birra, una piazza, un tramonto. scherzare, salutare, lasciarsi andare. villaggi, monasteri, templi, chiese. gioia, felicita. solitaria ma sopratutto condivisa. natura, ascolto, aiuto. riflessioni, pensieri, percorsi. foto e scatti, penne, matite, librerie e biblioteche. spensieratezza. fiducia. coraggio. interrogarsi, investigare, interrompere, chiudere, aprire, aprirsi. sciogliere, scegliere, spengere, accendere. sole. cielo. alberghi, ostelli, agriturismi. bar, osterie, enoteche, trattorie, casa, tavolate, terrazze, giardini, sentieri, foreste. cascate, rocce, sedersi e staccare la spina. dialoghi, capire. capirsi. comunicare. difficoltà, perplessità, pensieri, disagi, paure, sbagli, inciampi e ti rialzi.  sapori, odori, piatti, pasti. insegnamenti, lezioni, vittorie e sconfitte. scoperte, amarezze, entusiasmo, allegria. mercati, quartieri, ville, viste, panorami. colori, luci, lingue, tradizioni, culture, paesi. spendersi. trovarsi. cercare. approfondire. sprofondare. fare bagni, bagnarsi, tuffarsi. lanciarsi. buttarsi. rischiare. attraversare. intraprendere. imparare. affrontare. salire, scalare, camminare. intimità, carezze, scontri, armonia, crescita, tenerezza, esperienze, passioni. trovarsi e viaggiare insieme. restare e continuare. aspettare, andare, volare, viaggiare, guardarsi, conoscere, amarsi, curarsi, coccolarsi,  parlarsi, divertirsi, aiutarsi, trascorrere, viversi. 6 mesi di tempo. tempo per me. " dire che non hai tempo per lavorare sulla tua mente e sul tuo spirito è come dire che non hai tempo per fermarti a far benzina perchè sei troppo impegnato a guidare. alla fine sarai costretto a fermarti." tempo per avere tempo.  tempo per stare fermo. per meravigliarsi, incantarsi e provare ancora stupore. per giocare coi bambini. per giocare. per prendersi meno sul serio. per fare meno cose inutili. la sofferenza ha un solo pregio: ti insegna a migliorarti. tempo per camminare senza sosta e senza mèta. tempo per andare dalle persone a dire 'scusa' e ' grazie'. tempo per rilassarsi. per non fare niente, come fosse la più bella delle cose. tempo per non dimenticare la bellezza. tempo per restare in silenzio. senza mettere il timer. tempo per ammorbidire i propri pensieri e averne sempre meno. tempo per ballare senza vergogna. per cantare a squarciagola. tempo per fare delle sorprese. fare delle scelte. preferire il cambiamento a restare sempre allo stesso posto. per fare un saluto a chi tieni. per prendere un caffè con tua madre. per passeggiare nei quartieri che non conosci. per vivere.   tempo per avere tempo, infinito tempo. il tesoro piu prezioso che abbiamo. tempo libero. senza una lira.. ma 6 mesi cosi valgono un intera vita.

"Siddartha me l'ha detto che conta solo l'amore..
che tutto quello che ti serve può stare dentro al cuore."
Jovanotti.

"Quando avevo 5 anni mia madre mi diceva sempre che la felicità era la chiave della vita.
Quando andai a scuola, mi chiesero cosa volevo essere da grande. Io scrissi "felice".
Mi dissero che non avevo capito la traccia e io risposi che loro non avevano capito la vita." John Lennon
viaggio. scoperta. consapevolezza. un cammino diventa l'autostrada per la felicità. come sopravvivere ai propri dolori? i propri desideri, le proprie speranze? camminando. come superare i propri limiti? camminando.


venerdì 12 maggio 2017

un volo da roma fino a palermo ci fa atterrare sul cemento riscaldato dal sole di una primavera gentile e ventosa. entriamo in sicilia mano nella mano, assaporando i dialetti, i gusti, gli accenti e il folklore. il primo immediato freno lo spingiamo per rendere omaggio ad un eroe sorridente caduto per difendere tutti quei passanti indifferenti che ora sfrecciano in macchina senza cura di un monumento alla libertà fatta esplodere dall'alto dei monti, nascosti dai segreti italiani e dalla loro viltà messa poi in mano ai compromessi istituzionali che hanno accompagnato la vita intera del mafioso e del politico. professionisti del crimine più che uomini d'onore.

il cielo divide i due monumenti poco prima del cartello Capaci. ci fermiamo in silenzio a ringraziare il coraggio di un uomo Solo. troviamo le scritte e le dediche.. a Giovanni, Francesca e a tutta la scorta. Il mare fa da sfondo ad un luogo che ancora racconta e trasmette brividi.: "le vostre idee camminano con le nostre gambe... "

entriamo in città. andiamo a vivere Palermo, a modo nostro.



ci perdiamo in una sicilia barocca, vecchia, autentica. i passi rilassati, spensierati e ricchi di risate sono accompagnati dalla musica dell'isola, dall'allegria della gente, dalla bellezza dei vicoli cosi poetici al tramonto che fanno dimenticare l'oltraggio fatto ad un patrimonio di arte e cultura veramente impressionante. delle ville liberty è rimasto quasi nulla,  è rimasto però il sorriso dei signori seduti sulle piazze baciate dal sole, il silenzio di questi anziani ad occhi semichiusi che lanciano fumo in aria sono una fotografia  che trasmette calore anche a chi non è isolano. le chiese sono perle di arte, sono bellezza della vita rappresentata dal tocco dei normanni, arabi, spagnoli, italiani. lo sguardo si perde nella luce dell' oro, nella fantasia dei mosaici, negli occhi di un santo o di un angelo. entriamo nei vicoli, visitiamo il mercato alla vucciria, vediamo il quartiere arabo: la kalsa.
qui ci si immerge in piazze isolate e silenziose, vicoli che non dimenticano lo sguardo di una cupola, la vista dall'alto della città si può ammirare da ogni angolo di questo scorcio di antichità a pochi passi dai negozi alla moda.
un pomeriggio mentre camminiamo tra ombre e sole, alzando glio occhi al cielo leggiamo: qui viveva Paolo Borselllino.
poteva bastare questo a sedersi li e restare in silenzio. ci avviciniamo curiosi sotto la scritta farmacia, vediamo una porta e un  ragazzo che ci apre. La prima immagine tocca in profondità il mio cuore: Paolo sorride guardando davanti a sè la siclia che come sognava lui : "un giorno sarà una terra bellissima." e dietro di lui bambini felici corrono giocando a pallone. Sono proprio i bambini i protagonisti di questo posto, salvato recuperato e fatto diventare dal fratello "La casa di Paolo."
i volontari aiutano i bambini del quartiere a disegnare, studiare, imparare. ospitano chi ha bisogno, collaborano con altre associazioni come libera, addiopizzo, offrono ospitalità accoglienza e informazioni ai pellegrini che intraprendono il cammino da palermo ad agrigento, danno un letto eun pasto a chi ha bisogno. all'nuerno le immagini sono piene di ricordi e speranza. dipinti dedicati dai pentiti a Borsellino e Falcone che recitano: "le vostre lotte i nostri sogni.. per non dimenticare."
il ragazzo con orgoglio ed estrema gentilezza ci mostra questo mondo a cui un pò tutti ci sentiamo di appartenere.
vicino alla vucciria scopriamo una banca diversa dalle altre, semplicemente scritta sul muro che sfida il tempo prima di crollare. l'unico volto di questa banca ha due occhi chiari e viene dll'austria, siede su una sedia, dipionge, incontra gente e lancia messaggi di amore a tutti. sui muri, sul suo quaderno, nei localetti di palermo. ironizzando sui rifiuti ammassati davnti a lui, sui palazzoni sempre piu alti che hanno coperto di cemento le vie della citta, sulle banche e i soldi che hanno inondato di paure le nostre vite, non lasciando piu spazi ai sentimenti. un genio, un artista dagli occhi sereni e lo sguardo affettuoso, il sorriso divertito e la comicità di un attore. un incontro diverso, rincuorante, che ci ha riempito di risate, allegria e fatto riflettere sulla nostra eccessiva serietà, sul nostro ritmo frenetico che non ci da piu il tempo di fermarci a chiacchierare rilassati con uno sconosciuto.
da palermo al mare di mondello, fino al piccolo borgo incantato sopra palermo di monreale. é un passeggiare lento e piacevole, tra chioschetti, colori dell'arte sicilina dipinta su carretti, porte e muri. la musica esce dai vicoli, dai negozi, di mercati. I bambini nei vicoli sfrecciano tra i vicoli senza casco, portando stereo sulle spalle e sorrisi sul viso. sopra di loro antichi tetti sembrano voler crollare, in completo stato di abbandono, senza nessuna ombra di restauro o volontà di recupero. i rifiuti volano da una via all'altra divenendo parte attiva della strada, schiacciati dalle macchine, uscendo da buste non ingrado di sostenerli.
continuiamo a viaggiare nella sicilia nostra, amando anche le sue innumerovoli difficolta nei trasporti, i servizi, le autostrade incastonate tra natura mozzafiato e lavori, affacciati sul mare e spaventati dalle curve imptovvise causate dai cartelli. ci divertiamo ad accettare tutto di questa terra che ci accoglie con tanto entusiasmoe affetto, che si ferma in una pasquetta isolata a far ripartire la nostra coraggiosa macchina atterrata dal caldo e dal cemento. due ragazzoni si fermano, aggiustano e se ne vanno rifiutando anche un semplice caffè lasciandoci un semplice: auguri e salutateci Roma!
la meraviglia di queto posto è tutta qui. hanno il sorriso  stampato. sono disponibili sempre ad aiutarti, orgogliosi di farti conoscere la loro terra, osannata come un mamma, spesso abbandonata come un genitore malato portato in ospizio.
ad agrigento conosciamo un parco uscito dal tempo e perfettamente tenuto tra ponticelli giardini e colonne perfettamente in armonia con l'incanto del luogo. un patrimonio conservato con cura e amore, affaciato sul mare, ricco di storia e leggende, luminoso di giorno, tenebroso al tramonto, uno spettacolo colmo di fascino.
in piazza cobosciamo un tipo elegante, educato e conosciuto da tutti: lo soprannominiamo Il Boss. ci porta in una trattoria locale dove ci tratterrano " con rispetto."  vediamo il paese da entrambe le facce; quella in basso, nuova, dipinta a colori da artisti di strada, con cinema, locali, negozi, piazzette deliziose; e quella in alto, religiosa, antica, rocciosa e affascinante, abbandonata, pericolante, rilassata nel silenzio, sgretolata nella sua prte più alta, dove una cattedrale antica è ormai quasi non più visitabile per via di costruzioni "poco attente" all' ambiente circostante.
guardiamo sempre il mare, da terrazze, vicoli e piazze, è uno spettacolo continuo che ci colora gli occhi.
visitiamo posti incantevoli, sorridiamo e ci divertiamo ad aogni angolo di questo pazzo solitario e impressionate angolo del nostro paese, vivendo con gratitudine ogni gentilezza ricevuto da famiglie, ragazzi solitari o coppie incontrate viaggiando lungo le vie più autentiche. sono  continui scambi di conoscenza che arricchiscono questa passegiata siciliana. ragusa, siracusa, noto, modica, marzamemi.. siamo incantati da questi borghi che sembrano arroccati nel loro tempo antico, quasi fermi al periodo barocco, incastonati dentro una bellezza unica. troviamo segni e tracce di questo incredibile mondo in facciate piazze, case, balconi palazzi. tutto è ancora antico, ancora ricco di architettura sconvolgente, spesso perfettamente intatta, che esprime religiosità misticismo e fantasia. incontriamo figure di santi e mostri guardare verso l'alto o  volti di angeli e di leoni guardare verso il basso, quasi a voler proteggere con la spiritualità i nostri passi spesso insensati.
l'incontro con l'arte di questa zona è sconvolgente, quella con gli abitanti rincuorante. tra i mondi dei borghi cittadini troviamo sempre la fortunata strada che ci porta verso il mare. camminiamo sopra rocce bianche e immacolate nella scala dei turchi, scopriamo piccole calette nascoste da grotte e sentieri all'interno di una riserva naturale a vendicari. ci perdiamo in una oasi sperduta sopra siracusa e troviami laghetti circondati da scale e rocce, in una splendida natura incontaminata, pranzando sotto alberi e bagnado i piedi nelle cascate. una sicilia che ti sorprende, anche nella sua semplicità. ricca di arte, religiosità, feste patronali, cortei pasquali che bloccano il paese per seguire dai balconi o a piedi un immnenso Cristo che bacia La Madonna.
il cibo, la musica, le tradizioni, le contraddizioni di una terra che accetta il turista con amore e la mafia con silenzio. che lotta per un pezzo di terra o di pane con dignità e coraggio e che ancora fa correre cavalli di notte per scommettere e rispettare una tradizione voluta dai capi famiglia.
le nostre ultime energie le usiamo per salire fino al cratere che poco tempo fa fece tremare i piccoli paesini sotto l'etna. un ragazzo di Catania conosciuto a noto per scattarci una foto si offre per farci da guida senza volere nulla in cambio, solo per il piacere e la gioia di trascorrere con noi una giornata nella sua terra che ama tanto.
sotto il cielto, avvolti dai colori di un posto magico, restiamo in silenzio a respirare la beatitudine. Mamma Etna è li, pronta ad esplodere, in caso dovesse avere un raffreddore.
finiamo a Catania il nostro giro, un viaggio vissuto a piedi, in macchina, fermi. Sdraiati sul letto, in terrazza, nei bar delle piazze, nei mercati, nelle trattorie e seduti sull'erba. mano nella mano, portando una sola valigia, andando lenti, con lo stesso passo, sfiorando una sensazione sola, senza violare il tempo dell'altro, crando spazi liberi, curando il desiderio che l'altro comunica si arriva ad un ritmo unico, armonico come il suono di una danza tribale.
abbiamo incontrato tanta gente, vissuto empzioni, ma soprattutto vissuto. per me viaggiuare è questo. stare li, in quel momento, presenti a quella splendida granita fredda, vivendo il latte di mandorla come un concerto rock, il cedro l arancia e il cioccolato di modica come una comitiva di amici. in compagnia  tanti arancini amati come fratelli e bicchieri di vino siciliano doc che hanno deliziato tramonti e dichiarazioni di continuità.
la meta è camminare, non arrivare. che sia italia o asia, viaggiare è andare oltre.


   

mercoledì 15 marzo 2017

da bangkok a ko si chang.

Un viaggiatore siede su una spiaggia e pensa che certe magie non le vivrà più, che non si può essere giovani per sempre, che prima o poi il treno tira il freno e fa scendere tutti. Si torna a casa. Ma gli occhi del viaggiatore spostano i mappamondi, mettono un Isola sopra una strada trafficata e creano alberi al posto di palazzi, non riescono a chiudere la porta finché intravedono un piccolo bagliore di luce entrare da fuori.Come quando si mettevano i fiori sui cannoni, si dimostrava che se il mondo andava avanti così non poteva essere per sempre. La fine é il mio inizio diceva un certo scrittore dai capelli bianchi e il sorriso più libero che abbia mai conosciuto. La fine di questo viaggio segna l inizio di uno nuovo, ancora più importante; quello che riparte da un treno speciale: la consapevolezza. Consapevole di ciò che si vuole veramente, ovunque ci si trovi, se si diventa consapevoli si può volare leggeri sopra i pensieri, sopra le resistenze al cambiamento, sopra le nostre vite abitudinarie. Questo viaggio è iniziato a Bangkok, girando tra templi, lezioni di yoga e mercati sempre più divertenti ai miei occhi. Dal traffico senza fine mi sono rifugiato nel silenzio assordante della foresta di erawan. Due giorni in tenda, affacciato sul fiume, coperto di verde. Un immersione nelle rocce bagnate dalle cascate, nei sentieri che circondavano un parco naturale intatto e vivo. Dopo questa rigenerante pausa sono andato a conoscere la piccola kanchanaburi, una città con risorse turistiche ma con la tranquillità, la vita semplice e autentica dei villaggi. Si gira comodamente in bici, ospitale, con la campagna intorno al fiume, campi di riso e sorrisi ad ogni vicolo, ad ogni incrocio, ad ogni incontro. Si respira ancora il dolore della guerra, si sentono ancora le grida dei prigionieri trasportati da un treno della morte che ora passa sereno e lento sul famoso ponte che pesta i piedi al grazioso fiume Kuwait. Viaggiare sul treno è un esperienza da vivere. Appena si parte emoziona sentire i canti e vedere le bandiera in festa, come a dire che quel treno della morte oggi é il treno della vita, della libertà. Si respira aria di festa, famiglie con bambini ti salutano felici come se fossi tu l eroe venuto a liberarli. Le fermate sono tutte da fare, villaggi semplici, gente cordiale, anche i poliziotti scattano foto con te, ogni località aspetta questo treno come il senso di una vita. Questa città mi ha conquistato con la sua tranquillità, ci resto volentieri girando in bici di giorno e godendomi la sera il mercato notturno. Visito un bellissimo centro di meditazione ad un paio di ore di bus. Ma l accoglienza è molto più calorosa da parte dei partecipanti al corso più che dagli insegnanti. Non ci sono interpreti quindi non sono il benvenuto per restare. Decido di andare a sanghlapuri. Piccolo villaggio sospeso tra villaggi mon e lago, a due passi dalla Birmania, rilassato, dove influenze mon birmane e altre tribù di montagna convivono serenamente tra templi mercato e centri di volontariato per cani, bambini, donne single. É un villaggio che mi innamora. L incontro con le famiglie mon, fare colazione con loro, ascoltare le loro storie di rifugiati dalla dittatura in Birmania, i bambini che giocano in strada, le donne che ti colorano il viso, l accoglienza festosa, seguirli e insieme a loro portare cibo ai monaci, dopo aver visto l Alba dal ponte che conduce a questo magico e fermo mondo, che trascorre lento e felice il loro tempo vissuto senza nessuna ansia. Ti offrono frutta al mercato, ti invitano a sederti con loro, ti fanno montare su qualunque mezzo se ti vedono a piedi e solo, e non chiedono mai nulla. Accarezzano e nutrono cani che vivono in strada o in centri dove Angeli del volontariato ogni giorno li curano con un amore che ancora mi stringe il cuore. È un mondo a parte, molto spirituale e allo stesso tempo un esempio di convivenza pacifica e gentile. Me ne vado molto affascinato e toccato nella mia sensibilità, con tanta voglia di tornare ad aiutare queste anime così generose e affettuose. Scelgo di finire i miei giri in una Isola a due ore da Bangkok: ko si chiang. Isoletta tranquilla, meta dei vacanzieri thai nel fine settimana. Selvaggia, affascinante natura che circonda il mare, calma, molto ospitale e semplice. Arrivo qui e dopo una giornata di bagni sento il bisogna di placare la mente dagli spostamenti di corpo e pensieri, mi fermo una settimana in un tempio buddista dove si insegna la meditazione vipasssana e si vive la vita amonastica. L impatto non è dei migliori: sveglia 3,30, canti, meditazione, lavori, pranzo alle 11 e poi niente più. Ore 21 si spegne la luce. Stop. Sentivo di non farcela, ero stanco. Poi conosco il monaco che qui chiamano 'maestro'. Mi fa vedere libri, video, mi sorride e mi fa capire che non c e nient altro da sapere. È tutto qui. Semplice: medita quando lavori, quando fai i piatti, quando annaffi le piante, quando fai vetri, bagni, il tempio, quando spazzi le foglie e quando respiri. Non smettere mai. Cammina e medita. Guarda i tuoi piedi, senti il tuo corpo. Era chiarissimo, ma per niente facili tramutarlo in pratica. Infatti, lavorando, mi sono ferito per distrazione e la monaca mi ha osservato dicendo: tu neanche quando bevi il succo di mela sei sul succo, sei sempre altrove. Un bel montante sul mento del mio Io sempre carico di aspettative. Illuminante. Ho posato le abitudini, le ho sostituite con la libertà. La mente, una volta sgombra, ti fa sentire il respiro spostare i capelli, i piedi muovere i sassi, il vento bussare alla porta. Ho meditato nella grotta, in una stanza con un corpo di una persona morta al mio fianco, nel tempio, camminando su sentieri di sassi, ho percepito il mio equilibrio in un soffio di marciapiede, ho gioito dei canti che prima ritenevo insopportabili. Ho gioito del silenzio e soprattutto ho capito che se non abbandoniamo i nostri attaccamenti non riusciremo mai a guardarci da lontano. Il vuoto che qui si ostinano a insegnare é un traguardo affascinante. La monaca, lavorando con me, mi mostra l impermanenza delle cose facendomi vedere il vetro che dopo le mie pulizie tornava pulito, ma sarebbe tornato sporco, e così via. Poi, con un sorriso divertito dissacrante e scanzonato mi ricorda: Valerio, noi tutti muoriamo. Dobbiamo morire. Il nostro corpo cambia in continuazione. Fino a sgretolarsi. Dobbiamo accettarlo." Lei si gira, felice come se mi avesse detto: la morte è bella!! Io resto un po di minuti a fissare il vetro, in effetti la polvere stava già tornando. All' Alba, mentre tutti dormono, io, unico straniero tra i monaci, io vestito di bianco, un faro che dava luce alle loro vesti arancioni ma in realtà erano loro ad illuminarmi. Resterà indimenticabile Camminare con loro, stare in mezzo ai loro passi scalzi e leggeri, un inebriante sensazione di calore e intimità avvolgeva il mio corpo, andare per l Isola a ricevere offerte dalle più umile realtà, signore anziane con vestaglia, sorriso gentile e occhi amorevoli, zuppa in una mano e riso in un altra, è poi bustine sacchetti con dolci frutta succhi, un infinita generosità da chi ha pochissimo. Un abbraccio tra i monaci e la gente, in una strada buia e silenziosa in attesa dell'alba. Un mondo conosciuto andando piano, a piedi nudi, tra le case e le botteghe, le sedie messe apposta per attendere i monaci, un attesa vissuta tra una risata e l' altra con la vicina, unite in un rito che avviene tutte le mattine della vita, alle 5,30. Ho avuto il privilegio di essere solo con il maestro, solo io e lui a ricevere offerte. È stato come camminare dietro una luce che illumina la strada più di mille lampioni. Un fare rilassato e pacioso, sereno nella postura e nei passi, colmo di beata grazia. Mentre rientriamo veniamo accolti dalla magica luce dell'alba, un angolo di luce mistica che mi fa incantare lo sguardo sul maestro che apre la porta del tempio. Un primo approccio non dei più felici mi ha fatto poi entrare nella vita del monastero piano piamo, sentendomi poi parte di un mondo genuino calmo attento e profondamente sereno, spirituale nel senso più felice del termine. Il pallone regalato dalla signora in cucina, il libro di meditazione che il monaco ha voluto portassi con me in Italia, i pranzi vissuti a terra tutti insieme, in circolo, il rispetto di ogni gesto, il ringraziare e l augurarmi buona vita, mi sono sentito in famiglia senza parlare la loro lingua, accolto con una gentilezza che porto nel cuore. A volte, fermarsi é una scelta saggia. Ci fa calmare i pensieri frettolosi e il corpo smanioso di fare. Tornare al proprio se, inchinarsi per guardarsi meglio dentro, fa ritrovare dell'armonia che spesso ci dimentichiamo di possedere. Ultimo bagno prima di tornare alla realtà occidentale, moderna, che corre stando al telefono per paura di non stare al passo, senza però mai chiedersi dove ci sta portando quel passo e se é una strada e una vita che abbiamo davvero scelto. Il viaggiatore si addormenta su una isolata spiaggia sognando di poter continuare a condividere emozioni e gioie anche a casa.
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lunedì 13 marzo 2017

un viaggio chiamato amore

lui non ne voleva sapere più dell amore. preferiva credere che l unico amore che conta è quello universale. quindi il cuore lo fai spostare su altre cose per non pensare a ciò che ti manca davvero per completare una vita vissuta a metà. aveva bisogno di pura e profonda libertà non sapendo che continuava a fuggire. non si fidava più. gli occhi che ti dicono per sempre, mai, eterno, matrimonio, figli, casa.. e poi finiva tutto nel dimenticatoio.. non voleva più vederli. Aveva bisogno di viaggi, solitudine, semplicità, libera vita amando ogni singolo momento di libertà, amicizia, birre, viaggi, sport, camminate senza sentire il telefono, senza guardare ore, senza aspettare nessun messaggio. La vita é bella ovunque, non ci si può più fermare su una persona, era limitante, il mondo è grande e va amato tutto, in ogni sua forma, con gentilezza curiosità scoperta e compassione per tutti gli esseri. Ormai era questa la sua unica visione dell amore. Non più "due", chiusi nel proprio mondo, ma " uno" che lo abbracciava tutto. Poi un giorno incontra dei capelli ricci liberi al vento che lo fanno uscire fuori dalla finestra con la testa. Non ci voleva credere. " no, non può essere, non ce la faccio." Ci sono energie che non le controlli, superano intere valli, sono fiumi che scavalcano foreste, ponti, case e palazzi. Ti trovi dentro ciò che ti spaventava e da morire e ti senti rinascere. É come dopo un bagno che aspetti da tutto l inverno. Ti tuffi, esci con la testa dall'acqua e ti ricordi quanto è bello il mare. Lei non era convinta. Aveva anche lei i suoi fantasmi, i suoi muri da abbattere, non riusciva più a vedere le stelle oltre le nuvole. Pensava che prima poi il sole sarebbe calato, la pioggia sarebbe caduta più forte di prima. Lui invece, aveva ritrovato la forza di crederci e quindi insiste per farla sorridere di nuovo. Il primo bacio incontra il pontile di Ostia, si appoggia su un lettino e finisce coperto di sabbia e stelle cadenti. Sembra un sogno, ma a lui tornano le paure e fa marcia indietro. Lei pensa che ha sbagliato a fidarsi, ancora una volta. Passano giorni interminabili per entrambi. Lui non sa che fare, come riprendere ciò che aveva perso e desidera più di ogni cosa. Trova forza in un trenino che lo porta al mare e la fa chiamare per chiederle di crederci ancora. Ci vorranno giorni di parole gesti e coraggio per smontare la corazza che lei aveva di nuovo montato. Lui sentiva di aver riportato sul cavallo la sua principessa. Vivono mesi di gioia infinita. Lei parte sola per il Cile, é anima libera e viaggiatrice come lui, ci sono angeli con le ali che scelgono chi fare incontrare. Ma i due non si perdono, si conquistano. Passano momenti stupendi insieme.. fino a trovarsi sulle labbra parole che non pensavano di poter più dire. Festeggiano  il nuovo anno, fanno i primi weekend insieme, visitano posti, si incontrano e poi si scontrano. Lui inizia a tremare, non sa dove sta andando, è più grande di lei, si sente diverso, con altri obiettivi. Lei cerca di farlo riflettere, ma non ci riesce. Lui é entrato in un buio cieco, un tunnel senza luce ne via di uscita. Poi accade che decide di partire. Ma non riesce a fare il biglietto fino a quando non ha ascoltato fino in fondo cosa ha da dirgli il cuore: vai, cammina, ma poi torna. E  porta con te, ovunque andrai, la tua metà perfetta. Questo ha fatto la storia. Una splendida storia di un uomo in viaggio che scopre se stesso e nello scoprirsi trova nel suo cuore un tesoro mai conosciuto prima: il vero amore. Sono 7 mesi solo che camminano insieme, ma sembra abbiano girato il mondo. Non si nascondono più: oggi si rivelano per ciò che sono veramente l uno all altro, e questo li rende perfetti, unici, e chi li guarda resta sorpreso da questa magia. Hanno scoperto attraverso questo viaggio di essere dalla stessa parte, di avere una mano legata all'altra, di essere sullo stesso scalino del cammino per arrivare in cima. Hanno trovato nella distanza una ricchezza che non avrebbero mai sognato, una distanza che ha fatto crescere un amore impaurito di vivere libero. Mi viene in mente una frase di Silvano Agosti: "Scopri la vicinanza attraverso l amore di ciò che é lontano." A me questo viaggio ha consegnato la gentilezza dei villaggi, la natura dei boschi, la storia dei treni costruiti sul fiume Kuwait in tempi di guerra, la saggezza dei monaci, la magia degli incontri casuali, i letti per terra senza acqua ma col calore delle famiglie thailandesi, il mare e la foresta.. ma soprattutto mi ha consegnato la mano di chi mi stava aspettando quando ancora non ci conoscevamo. L' amore abbatte ogni barriera, che sia paura, età, differenze, obiettivi. Un cuore innamorato é una fortuna per il mondo, perché ha un tesoro dentro da condividere con gli altri. Se ci credi davvero, se hai coraggio di fare il salto oltre te stesso, scopri che la strada per la felicità é dentro il tuo cuore.  Oggi, quei due, stanno camminando insieme anche quando non si vedono.